Pagina curata da: Demmi Fabiola, Garofalo Alessandra

Notizie storiche

Alessandria della Rocca, un piccolo paesino di circa 3.000 abitanti, sorge nell’entro terra Agrigentino, a sud dei monti Sicani, in un ambiente vario di colline e pianure. Il nome Alessandria della Rocca venne assegnato al paese con decreto reale del 7 novembre 1862: in precedenza, infatti, il Comune ebbe altri nomi. Il primo fu Alessandria della Pietra, nome dovuto all'antico proprietario del feudo, Alessandro Presti, e al vicino Castello della Pietra D'Amico, risalente al periodo saraceno. Nel 1713, nominato Re di Sicilia Vittorio Amedeo II, vennero istituiti i Municipi: il comune agrigentino assunse il nome di Alessandria di Sicilia, per essere distinta dai comuni omonimi presenti nei vari stati d'Italia. Infine nel 1862 assunse il nome che possiede tuttora: Alessandria della Rocca, in onore della Madonna della Rocca, patrona del paese. Alessandria della Rocca venne fondata nel 1570, quando il feudo Presti Alessandro venne elevato a dignità di Comune sotto il titolo di Alessandria della Pietra: il primo signore fu Carlo Barresi, investitosi della baronia di Pietra D'Amico il 20 giugno 1568. In passato nel paese erano presenti diversi palazzi tra cui: Palazzo Genuardi-Inglese, Palazzo Guggino, Palazzo Cordova, Palazzo Genuardi, Palazzo Inglese-Spoto, Palazzo Coniglio. Le diverse chiese sono: Chiesa dell’Immacolata Concezione, Chiesa Madre, Chiesa del Carmine, Santuario Madonna della Rocca, Chiesa del Crocifisso, Chiesa di San Giovanni Battista e la Chiesa del Convento dei Frati Minori. Il castello della Pietra d’Amico è situato in prossimità della Diga Castello, al confine con il territorio di Bivona. Ne fu Signore Pietro d’Amico, che dette il nome alla costruzione. Oggi di questo castello ne rimane ben poco, solamente qualche pezzo di muro, parte della scalinata e i masso su cui venne edificato. La festa Patronale di Alessandria è: la festa della Madonna della Rocca. La festa della Madonna avviene l’ultima domenica di agosto di ogni anno, è l’evento religioso più importante per il piccolo paese di Alessandria, è l’evento in cui si intreccia la storia con la religione, in cui il senso di appartenenza e ricerca delle proprie origini riconducono al paese tutti quegli emigrati che hanno dovuto abbandonare la propria terra. La devozione degli emigrati è uno di quegli elementi che mantiene saldo il rito della grande festa, e proprio nel periodo in cui le antiche tradizioni vengono spesso dimenticate gli emigrati alessandrini ripercorrono le proprie origini anche nelle città in cui si sono trasferiti, i festeggiamenti in onore della Madonna della Rocca in città come Parma o Tampa  sono un valido esempio di come gli alessandrini emigrati hanno saputo trasportare altrove le proprie tradizioni. La Festa della Madonna ad Alessandria si sussegue per ben cinque giorni e ogni anno il programma mira a seguire passo dopo passo la tradizione, concentrando nei primi tre giorni il rito religioso: il pellegrinaggio del venerdì che porta dal Santuario al paese il simulacro, la grande “maschiata” che si effettua il sabato sera e la processione,che conduce per le strade del paese la “Bedda Matri”, la domenica. Suggestivo è il pellegrinaggio del venerdì sera, in processione si preleva il simulacro della” Bedda Matri”, e si conduce lungo un tragitto illuminato da focolari accesi per l’occasione e dalle candele dei pellegrini, caratteristica che riporta indietro di qualche decennio, quando l’illuminazione del fuoco era l’unico mezzo che potesse illuminare il cammino dei pellegrini tra le strade buie della periferia. Ma giunti alla Chiesa del Carmine l’illuminazione festiva delle luci colorate si accende improvvisamente assieme a quelle dei fuochi d’artificio, e così le luci accompagnano e accolgono la “Bedda Matri” di la Rocca.   A concludere l’evento puramente religioso è senz’altro la processione della domenica che conduce il simulacro in Chiesa Madre, custode per tutto il mese di settembre; la prima domenica di ottobre viene riaccompagnato in processione al Santuario della Madonna della Rocca. La festa si protrae per altri due giorni nei quali vengono effettuati giochi di ogni genere, dalla corsa con i sacchi alla rottura delle “pignate”, dalla “mulunata” all'”antinna”, e così con il divertimento e la spensieratezza dei giochi e dello spettacolo musicale del martedì sera si concludono ogni anno i festeggiamenti in onore della Madonna della Rocca e con questa anche l’estate degli alessandrini. Altre feste di piazza sono: San Giovanni Battista (24 Giugno), San Giuseppe (19 Marzo), Immacolata Concezione (8 Dicembre).  


lA CHIESA MADRE

BENE: CHIESA MADRE DI S. MARIA DEL PILERIO 

COMUNE: ALESSANDRIA DELLA ROCCA 

TIPOLOGIA: CHIESA MADRE 

EPOCA: 1953 

DESCRIZIONE: 

Dal 1953 è la chiesa madre di S.Maria del Pilerio. Sorse sulla struttura della precedente chiesa di San Nicolò di Bari. L’interno della chiesa è a tre navate, con transetto e cupola sulla crociera e ha la cantoria sopra l’ingresso, sorretta da due colonne con capitello “tuscanico”. Le pareti sono bianche e due pilastroni dividono le navate ed il coro, che ospita due file di stalli in legno e due tele del Panepinto, raffiguranti il Ritrovamento del simulacro della Madonna della Rocca. Negli anni ’80 fu scoperta nella Chiesa Madre di Alessandria della Rocca, l’assunzione della Vergine di Domenico Provenzani, detto il pittore del gattopardo era nato a Palma di Montechiaro. L’opera è divisa in due piani: in quello superiore domina la Vergine con le braccia aperte, in quello inferiore, invece, sono disposti gli Apostoli sbigottiti attorno al sepolcro vuoto.


LA CHIESA DEL COLLEGIO

BENE: IL COLLEGIO DI MARIA 

COMUNE:ALESSANDRIA DELLA ROCCA 

TIPOLOGIA: COLLEGIO 

EPOCA: SECONDA META’ DEL SEICENTO

DESCRIZIONE :

Il Collegio di Maria, fatto costruire nella seconda metà del seicento, presenta, all’interno decorazioni d’ordine corinzio. Due grandi tele settecentesche, poste sulle pareti laterali, raffigurano :”La Sacra Famiglia” e “La Deposizione”. Sulla volta e sulle pareti, alcuni affreschi di Vincenzo Manno, la cui famiglia avviò la transizione al gusto neoclassico nell’ultimo ‘700,raffigurano scene del Nuovo e del Vecchio Testamento, e si inseriscono nella cultura figurativa del XVIII ° secolo.    


LA CHIESA DEL CARMINE

BENE: Chiesa del Carmine 

COMUNE: Alessandria della Rocca 

TIPOLOGIA: Chiesa 

EPOCA: 1956 

DESCRIZIONE : 

Indubbiamente la Chiesa del Carmine è l'esempio più fine e più classico dell'arte barocca in Alessandria; particolare menzione deve essere fatta per il singolare e colto inserto che ne nobilita il prospetto, caratterizzato dal maestoso portale, sovrastato da una edicola, che ospita la statua dedicatoria, la Madonna del Monte Carmelo col Bambino e San Domenico genuflesso, sormontata dallo stemma della famiglia Barresi, che fece erigere la chiesa nel 1596. Spaziosa e solenne, presenta una sola navata con abside, rivestita di stucchi ; due altari, quello del Crocifisso e quello della Madonna, presentano degli stucchi, attribuiti a Giacomo Serpotta ed alla sua scuola. L'altare maggiore ha ospitato la tela dell'Annunciazione (chiesa di S. Maria Annunziata o del Carmine), attribuita a Guido Reni, raffigurante l'annunzio dell'arcangelo Gabriele a Maria.


SANTUARIO MADONNA DELLA ROCCA

BENE: Santuario “Madonna della Rocca” 

COMUNE: Alessandria della Rocca 

TIPOLOGIA:Chiesa 

DESCRIZIONE : 

Un chilometro a nord di Alessandria, sorge il Santuario dedicato a S. Maria della Rocca, in omaggio alla quale (nel 1862) venne variato l’originario nome del paese. Il Santuario venne costruito nel XVII sec. per ospitarvi una piccola statua di marmo greco, raffigurante la Vergine che tiene in braccio il Figliolo, miracolosamente rinvenuta in c.da "Rocca Ncravaccata". 
Si potrebbe supporre che fu nascosta per sottrarla alla distruzione da parte dei saraceni, e poi lì ritrovata. La vicenda del miracoloso ritrovamento della statua, avvenuto fra il 1620 e il 1625, è rappresentata in alcuni affreschi all'interno della chiesa. All’interno della chiesa troviamo anche il simulacro della Madonna della Rocca.
Il simulacro della Madonna della Rocca veniva ritrovato negli anni 1620/25 in una “rocca” nelle terre dei Barresi, il suo trasporto ai Colli di Palermo ad opera del Principe di Resuttana aveva privato i cittadini di Alessandria della “Madunnuzza” a cui erano già devoti, ma prodigioso fu poi il suo ritorno avvenuto nel 1883, ben 140 anni fa, quando in processione da Palermo gli alessandrini hanno condotto il simulacro nella sua casa. La piccola statua da allora è custodita nel Santuario della Madonna della Rocca, costruito proprio su quella “rocca” in cui avvenne il ritrovamento


castello pietra d'amico

BENE: Castello della Pietra d’Amico 

COMUNE: Alessandria della Rocca 

TIPOLOGIA: rudere

DESCRIZIONE :

Si tratta di un castello, ridotto a rudere. Situato in prossimità della diga Castello, al confine con il territorio di Bivona, il castello fu eretto su di un masso e assunse in poco tempo un ruolo fondamentale anche per i paesi limitrofi. Ne fu signore Pietro D'Amico, che dette il nome alla costruzione. Solitamente il termine feudale Petra in Sicilia designava una fortificazione isolata: unica eccezione fu la Petra D'Amico, che si trattava inizialmente di un casale, in seguito di una baronia. Nel XVI secolo il feudo della Pietra D'Amico, di proprietà dei nobili Abbatellis, fu avocato dallo stato. Nel 1542 fu venduto a don Nicolò Barresi, fondatore della vicina Alessandria della Rocca. Oggi del castello rimane ben poco: solamente qualche pezzo di muro, parte della scalinata e il masso su cui venne edificato. Le acque dell'Invaso Castello sommergono i ruderi del Mulino della Pietra; durante i lavori di costruzione della diga, negli anni ottanta, intorno al castello vennero trovati altri ruderi, cocci, vasellame e utensili che testimoniano la presenza di un insediamento che, probabilmente, veniva difeso proprio dal Castello. 

Chiesa del Convento dei Frati Minori

BENE: Chiesa del Convento dei Frati Minori

 

COMUNE: Alessandria della Rocca

 

TIPOLOGIA: Chiesa

 

EPOCA: 1664

 

DESCRIZIONE :

 

Costruita per volere di Donna Elisabetta Barresi nel 1664, la chiesa, ad una sola navata, presenta sulle pareti interne ricche decorazioni floreali e numerosi affreschi. Notevole pregio hanno le tele ed il busto marmoreo raffigurante la Baronessa. L’affresco più importante lo si può ammirare in una delle stanze attigue alla Chiesa, esso raffigura Alessandria della Pietra posta tra Pizzo e Curma, oltre alle abitazioni sono ben riconoscibili le principali chiese.

Chiesa del Crocifisso

BENE: Chiesa del Crocifisso

 

COMUNE: Alessandria della Rocca

 

TIPOLOGIA: Chiesa

 

EPOCA: XVII

 

DESCRIZIONE :

 

Costruita nel XVII° secolo, presenta anch’essa al suo interno delle decorazioni di stile barocco ed ospita la tela dell’alessandrino Carmelo De Simone, dipinta nel 1838, raffigurante il Purgatorio, che in origine si trovava sull’altare maggiore della chiesa delle Alme Sante del Purgatorio.

Chiesa di San Giovanni Battista

BENE: Chiesa di San Giovanni Battista

 

COMUNE: Alessandria della Rocca

 

TIPOLOGIA: Chiesa

 

EPOCA: XVII

 

DESCRIZIONE :

La Chiesa di San Giovanni, costruita agli inizi del Seicento, è ad una sola navata e presenta nelle pareti laterali dei festoni in gesso che richiamano all’arte barocca; ospita la statua di San Giovanni Battista, risalente alla fine del 700 primi 800 che raffigura il Santo, avvolto in un manto rosso bordato oro e con la mano sinistra regge un agnellino.

 

 

Festa di san giovanni battista

Il 24 giugno di ogni anno Alessandria sposta il suo centro d’attenzione e punto di incontro dalla Chiesa Madre alla piccola Chiesa di S.Giovanni Battista sita in via S.Giovanni, la quale ospita il simulacro del santo venerato con grande fede dagli alessandrini. Tanti i riti e le tradizioni da segnalare che donano singolarità al culto stesso, distinguendolo dalle altre feste popolati. La tradizione vuole che all’organizzazione della festa si dedichi il comitato scelto dal parroco della comunità di Alessandria, ma come spesso accade per  feste religiose-popolari di tradizione secolare, a far continuare le tradizioni del culto sono famiglie della comunità che tramandano da generazione in generazione la devozione nei confronti del Santo e il relativo impegno di fede nell’occuparsi della festa. Questo accade per molte delle feste alessandrine, ma interessante è infatti segnalare come la famiglia Castellano è da generazioni al centro dell’organizzazione della festa di S. Giovanni. Attualmente chi detiene tutti i segreti del culto sono le prof.sse Castellano, le quali raccontano come difatti da ormai lunghi anni la propria famiglia ne è devota: nel 1956 il loro zio Salvatore Scaglione ha fatto riprendere il prospetto della Chiesa e donato il bastone e la ghirlanda che ancora oggi ornano il simulacro. Tradizionale è il Santo Rosario dedicato a S.Giovanni il quale dall’antica formula “S. Giuvanni è decullatu, in casa mia un c’atu vinutu, viniti prestu e datimi aiutu”, si passa ad un ritornello storico ed ormai simbolo della giornata ” Fu lu primu di l’apostuli avviatu, iddu era lu cchiù granni , Viva Dio e S. Giovanni”. Il S.Rosario ormai è però l’unico elemento caratterizzante all’interno della celebrazione religiosa, esisteva infatti una liturgia particolare, canti devozionali appositi per la Messa, ormai racchiusi in un libretto forse dimenticato che ha lasciato posto ai quotidiani canti liturgici. E’ evidente però come la devozione nei confronti del Santo persista nonostante la trasformazione nel tempo, in particolar modo è da segnalare un’antica credenza secondo cui il Santo avrebbe potuto guarire ogni tipo di malanno la quale sfocia nella tradizionale preparazione del “Pani Vutivu”.  La tradizione vuole che ogni famiglia alessandrina si prepari ad accogliere il giorno della festa impegnandosi alla preparazione del pane votivo, questo deve essere caratterizzato da una simbologia che possa ricollegare al tipo di miracolo richiesto. Il pane di S. Giovanni deve essere rappresentato con il corpo, cuore, arti, ma chi compone la testa sarà solo chi avrà ricevuto la grazia. La benedizione dei pani avviene durante la celebrazione della prima messa mattutina delle 7.00, la Messa più partecipata e difatti simbolo della celebrazione liturgica del Santo. L’intera giornata di festa si trascorre nel circondario della Chiesa, concludendosi a notte fonda quando la lunga processione ritorna in Chiesa a deporre il simulacro nella propria casa.

Festa della madonna della rocca

della Madonna avviene l’ultima domenica di agosto di ogni anno, è l’evento religioso più importante per il piccolo paese di Alessandria, è l’evento in cui si intreccia la storia con la religione, in cui il senso di appartenenza e ricerca delle proprie origini riconducono al paese tutti quegli emigrati che hanno dovuto abbandonare la propria terra. La devozione degli emigrati è uno di quegli elementi che mantiene saldo il rito della grande festa, e proprio nel periodo in cui le antiche tradizioni vengono spesso dimenticate gli emigrati alessandrini ripercorrono le proprie origini anche nelle città in cui si sono trasferiti, i festeggiamenti in onore della Madonna della Rocca in città come Parma o Tampa  sono un valido esempio di come gli alessandrini emigrati hanno saputo trasportare altrove le proprie tradizioni. La Festa della Madonna ad Alessandria si sussegue per ben cinque giorni e ogni anno il programma mira a seguire passo dopo passo la tradizione, concentrando nei primi tre giorni il rito religioso: il pellegrinaggio del venerdì che porta dal Santuario al paese il simulacro, la grande “maschiata” che si effettua il sabato sera e la processione,che conduce per le strade del paese la “Bedda Matri”, la domenica. Suggestivo è il pellegrinaggio del venerdì sera, in processione si preleva il simulacro della” Bedda Matri”, e si conduce lungo un tragitto illuminato da focolari accesi per l’occasione e dalle candele dei pellegrini, caratteristica che riporta indietro di qualche decennio, quando l’illuminazione del fuoco era l’unico mezzo che potesse illuminare il cammino dei pellegrini tra le strade buie della periferia. Ma giunti alla Chiesa del Carmine l’illuminazione festiva delle luci colorate si accende improvvisamente assieme a quelle dei fuochi d’artificio, e così le luci accompagnano e accolgono la “Bedda Matri” di la Rocca.   A concludere l’evento puramente religioso è senz’altro la processione della domenica che conduce il simulacro in Chiesa Madre, custode per tutto il mese di settembre; la prima domenica di ottobre viene riaccompagnato in processione al Santuario della Madonna della Rocca. La festa si protrae per altri due giorni nei quali vengono effettuati giochi di ogni genere, dalla corsa con i sacchi alla rottura delle “pignate”, dalla “mulunata” all'”antinna”, e così con il divertimento e la spensieratezza dei giochi e dello spettacolo musicale del martedì sera si concludono ogni anno i festeggiamenti in onore della Madonna della Rocca e con questa anche l’estate degli alessandrini.

La Necropoli di Gruttiddri

La presenza dei primi insediamenti umani nel territorio di Alessandria è attestata nell’area a nord-ovest del fiume Turvoli, nella quale si praticavano pesca e caccia per il sostentamento degli abitanti. Le popolazioni sicane, risalendo il corso d’acqua, si stanziarono presso le alture circostanti che offrivano riparo da animali e da nemici. In contrada Chinesi sorge la Necropoli di Gruttiddri, costituita da numerose camerette sepolcrali di forma circolare scavate nella roccia. Le volte, tondeggianti, si presentano annerite dal fumo poiché nel tempo hanno costituito riparo per pastori e contadini. A soli 3 km dal centro abitato di Alessandria è possibile ammirare un’altra zona di interesse archeologico, quella della collina di Lurdichedda. Sulla omonima altura sorge un'altra necropoli, di dimensioni più piccole rispetto a quella di Gruttiddri, ma dalle caratteristiche simili.    a necropoli Gruttiddri, in contrada Chinesi, presenta numerose camerette sepolcrali di forma circolare, perlopiù con volta tondeggiante, scavate nella roccia. Le grotte presentano resti di sepolture. L'assenza di elementi figurati, all'interno di esse, non ci permette di stabilire con esattezza date ben precise, ma, il materiale rinvenuto all'interno delle grotte stesse, rappresentato da ceramica grossolana impressa, ci parla di una società agricolo-pastorale, con insediamenti fissi, dal II° millennio a.C. E' nei dintorni di questa necropoli, infatti, che sono stati rinvenuti, frammenti di anfore e utensileria varia, rapportabile a varie epoche, quali la tardo-romanica, paleo-cristiana; pezzi molto comuni sono costituiti da tegole, caratterizzate da un impasto che va dal giallo, al rossastro, al grigio, sparsi tra gli alberi, a valle della necropoli Gruttiddri; resti, questi, delle piccole abitazioni pastorali, che, assieme ai numerosi cocci di vasellame grezzo, segno questo di una probabile industria litica nella zona, sono rapportabili ai sec. XI°, XII° e XIII°, al tempo dell'esistenza del Casale Chinesi nel sito anzi descritto. Unici pezzi di grande valore, oltre che storico, artistico, sono costituiti da lucerne romane e frammenti di esse, e dalle statuette fittili, raffiguranti divinità femminili, testimonianza, questa, di una probabile esistenza di spazi religiosi nel settore dell'abitato.Vestigia di insediamenti, che vanno dalla preistoria ai vari periodi della storia antica e medievale, si possono rinvenire, come in effetti sono state rinvenute, anche in un altro luogo, poco distante dalla necropoli Gruttiddri e precisamente in contrada Lurdicheddra, dove, sull'omonimo cozzo, rinveniamo un'altra necropoli, più piccola di quella anzi descritta, ma dalle stesse caratteristiche: tombe, a forma di grotta, di dimensioni analoghe alle prime. Il sito presenta testimonianze di antichi insediamenti: anche qui nessun dipinto all'interno delle grotte, ma soltanto pochi cocci di vasellame, nella zona circostante, qualcuno di grosse dimensioni: precisamente qualche fondo di anfora o di contenitori per derrate alimentari, ricorrenti nella produzione indigena dei sec.VII e VI a.C.